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In scena nel Teatro Verdi di Trieste il capolavoro di Gioachino Rossini tratto da Perrault |
Ottima la Cenerentola |
servizio di Rossana Poletti |
Pubblicato il 28 Aprile 2024 |
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Come ben racconta Francesco Bernasconi la nascita della Cenerentola di Gioachino Rossini fu avventurosa: “Il soggetto previsto era ‘Ninetta alla corte’, tratto da una commedia francese leggera e satirica, considerato immorale e assolutamente inadatto a essere rappresentato nella capitale dei Papi. Non c’è tempo di salvare la situazione, e la prima del nuovo lavoro di Rossini viene rinviata alla fine di gennaio del 1817. Pochi giorni prima di Natale il librettista Jacopo Ferretti, il compositore, l’impresario e un rappresentante della censura si incontrano quindi per concordare un nuovo libretto. Comincia qui il racconto di Ferretti, che ricorda di aver proposto numerosissime alternative, tutte rifiutate o per ragioni di costi, o per una eccessiva serietà non adatta alla stagione di carnevale, o perché non facilmente adattabili alla compagnia di canto a disposizione. Ormai stremato, sbadigliando, Ferretti mormora «Cenerentola!»... Rossini, che nel frattempo si era sdraiato su un divano e si era quasi addormentato, si riscuote e chiede provocatoriamente al librettista se avrebbe il coraggio di ridurre a opera la fiaba, e la risposta ha lo stesso tono di sfida «Se lei ha il coraggio di musicarla, avrà i primi versi domani mattina!»
E fu così che l’opera fu pronta in sole tre settimane. Certo Rossini saccheggiò, come spesso accadeva, arie già composte per altri lavori: la sinfonia tratta dalla Gazzetta e l’aria finale di Angelina/Cenerentola colta dall’aria finale di Almaviva del Barbiere di Siviglia, opera composta anch’essa in pochissimo tempo esattamente un anno prima. E poi si fece aiutare da Luca Agolini per i recitativi e le arie di Alidoro e Clorinda. Successivamente compose una nuova aria per Alidoro, che è quella utilizzata per la rappresentazione in scena al Teatro Verdi di Trieste, in questo allestimento che riprende quello della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova del 2022, che a sua volta si affidava “alle suggestioni di uno straordinario artista Emanuele Luzzati”, come hanno dichiarato i due registi Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi. Il libretto di Jacopo Ferretti, modifica per le esigenze del tempo e dell’impiego delle parti buffe, alcuni degli accadimenti contenuti nella favola di Perrault. La matrigna in realtà è un patrigno, che si è mangiato il patrimonio lasciato dalla madre ad Angelina, ha un castello che va in rovina e vuole che a sposare il principe sia una delle sue figlie, non la figliastra Cenerentola a cui ha da subito, morta la madre, riservato il ruolo di serva. La bella fatina è sostituita da un più serio e reale Alidoro, precettore del principe, che persegue la morale della sposa giusta, onesta, buona e disinteressata. La scopre in Cenerentola e creerà i presupposti affinché il principe la trovi e la sposi. La scarpetta di cristallo è sostituita dal braccialetto gemello: avrebbe potuto una donna mostrare la caviglia nel 1817, anno del debutto dell’opera? Questo allestimento triestino è un gran successo, il pubblico applaude alla fine di ogni aria, si sofferma particolarmente su alcuni protagonisti: Laura Verrecchia, una Cenerentola a cui è chiesto di essere l’unico personaggio serio dell’opera buffa, la cui forza espressiva, la voce potente e dal colore caldo rendono l’Angelina che il Ferretti descrive; Carlo Lepore (Don Magnifico) e Giorgio Caoduro (Dandini) sono all’opposto i due comici per eccellenza, capaci di interpretare con una ricchezza di mimica e personalità i loro ruoli, mostrando una perfetta padronanza vocale nelle arie, a loro assegnate, non sempre agili. L’ottimo Matteo D’Apolito (Alidoro) si presenta in scena vestito da mendicante per saggiare i comportamenti delle tre sorelle, soltanto Angelina gli darà un pezzo di pane, ripresa a male parole dalla due sorellastre.
Carlotta Vichi (Tisbe) e Federica Sardella (Clorinda) non mollano mai i loro personaggi di stupide, fatue e cattive ragazze, dall’inizio alla fine non si smentiscono mai. Dave Monaco (Don Ramiro, il principe) è calzante nel fisico e in quella sua voce tenorile che mostra una capacità notevole negli acuti piuttosto impervi. L’Orchestra del Teatro Verdi esegue brillantemente tutta l’opera, diretta da un ispirato Enrico Calesso. Anche il Coro del Verdi, diretto da Paolo Longo, realizza un’ottima interpretazione. La regia lo fa entrare in scena come un esercito di soldatini di piombo che si muovono rigidamente e scompostamente. I servi di scena sono chiamati a sistemare questo buffo esercito in riga, ma non si comprende perché recitino la parte degli ubriachi. I bei costumi, stravaganti e colorati come devono essere nelle fiabe, sono ripresi da Nicoletta Ceccolini dai disegni originali di Lele Luzzati. Solo le luci denotano qualche cedimento qua e là. (la recensione si riferisce alla recita di venerdì 26 aprile 2024)
Crediti fotografici: Fabio Parenzan per il Teatro Verdi di Trieste Nella miniatura in alto: Laura Verrecchia (Cenerentola) Al centro, in sequenza: Carlotta Vichi (Tisbe), Carlo Lepore (Don Magnifico), Federica Sardella (Clorinda); ancora Carlo Lepore; un assieme con tutti i protagonisti Sotto: panoramica di Fabio Parenzan sulla scena finale dell'opera
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